Un virus chiamato Verità

Un virus chiamato Verità

Immerso nei miei pensieri, cerco un senso. Ripercorro gli anni trascorsi, invocando inutilmente un evento che possa affiancarsi a questa quarantena forzata. La Settimana Santa è iniziata e sarà fastidiosamente unica… tante volte mi sono ripetuto “ogni Pasqua è unica”, ma questa lo sarà in modo del tutto particolare…

Una tradizione bimillenaria ci ha consegnato il fulcro della nostra fede in un condensato di riti, gesti, segni e simboli: acqua e fuoco, pane e vino, olio e crisma, luce e tenebre, veglia e sonno, servizio e consegna, tradimenti e impavide presenze… una selva di sentimenti attanagliano il mio cuore e sovrastano la mia mente. 

Quale è dunque il senso di tutto questo? 

L’assenza ingrandisce la mancanza, ma la mente mi impone di fare ordine nel caos del vuoto e delle contradizioni… questo virus deve chiamarsi Verità, perché mette tutti a nudo, toglie le maschere e costringe i piedi al contatto con la terra nuda.

Davanti alla mia Nudità, vorrei forse capire quella della Chiesa:

un papa, un cristiano,
un uomo, un vecchio
attraversa una piazza solitaria;
sale battuto dalla pioggia
con passo stentato e insicuro,
verso Colui che è appeso
sul palo
come il serpente antico,
Speranza redenta.

Forse non è una mancanza, ma il segno di una presenza?

Sento discorsi privi di senso che non puntano all’Essenziale a cui Verità ci riporta; altri che sfidano gli eroici gesti dei martiri.

Un gregge con pastori più preoccupati di conservare ancora le loro prerogative, di non concedere troppo al loro popolo, perché possano diventare cristiani maturi; altri, che muoiono cedendo il loro respiratore e si mettono in gioco per inventare un «amore creativo».

Segni e riti che diventano strumenti di controllo e non di crescita nella fede, come fossero magie che loro stessi hanno insegnato; altri, simboli e gesti che permeano la Vita celebrata, nell’euforia di vivere un incontro, uno sguardo, un abbraccio nella chiesa comunità di credenti:

mani alzate al cielo 
per rappresentare il niente che siamo
e l’attesa di infinito!

acqua che bagna il nostro capo
e ora bagna le nostre arsure,

olio che consacra e lenisce le nostre ferite,
gesti che raccontano servizio e vicinanza.

Padri che non vogliono lasciar andare i figli per vivere le contradizioni che sono anche le loro; figli abituati a obbedire supinamente alla voce del pastore senza mai chiedersi perché; altri che accompagnano il dolore del distacco, perché i figli camminino con la propria mente e la propria volontà: così Paolo chiedeva una fede capace di dare ragioni!

Comunità preoccupate di sfidarsi per vestire i primi posti nelle platee, risonanza di protagonismi ancestrali; altri solcano silenti passi verso l’altro, scivolando nel nascondimento dell’amore creativo, che non ha bisogno di alzare la voce.

È questa la Nudità che la Chiesa abbraccia, Cristo! L’Essenziale, la Verità, la Vita…

Così voglio vivere questa Settimana:
nudo con il mio Essenziale
per andare incontro alla Verità,
alla Vita,
Speranza redenta.

Filippo

Anzio, 7 aprile 2020