
La solennità della Santissima Trinità
Sacramentario del 1230 circa, conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 3547, f. 173v (colletta della messa della Santissima Trinità)
Forse non tutti sanno che solennità della Santissima Trinità è una festa che risale al XIV secolo. Essa fu introdotta nel rito romano nel 1331 da papa Giovanni XXII che la fissò la domenica dopo Pentecoste.
La formula “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo” appare un mistero e se del Padre e del Figlio possiamo capire per via di analogia, dello Spirito santo non ci viene in soccorso neppure la similitudine.
Il Figlio si è rivelato attraverso le sue azioni, attraverso i racconti del Vangelo e con la Buona Notizia ci ha dato la possibilità di conoscere il Padre: quel Dio, che anticamente non si poteva neanche nominare, il cui nome di 4 lettere YHWH (il tetragramma sacro) si pronunciava con il nostro equivalente di ‘signore’ (ADONAI), ma che con Gesù diventa ABBA’, papà.
Attraverso la parola del Figlio, i suoi racconti, le sue preghiere abbiamo imparato che il Padre è ‘nostro’, misericordioso, caritatevole, benevolo e fedele:
Padre che è amore incondizionato, perché Lui non ha condizioni; Padre che è perdono, perché Lui non ci mai neanche giudicati; Padre che è libertà, perché lascia a noi la scelta... eppure con il titolo di “figli suoi” Lui ci ha già scelto, ci ha fatti suoi.
La terza persona della Trinità, lo Spirito santo, è ancora meno definita. Nella Bibbia la parola “spirito” traduce l’ebraico rùach (l’alito primordiale che aleggia sulle acque del caos di Genesi 1) e il greco pnèuma, che vengono usate per far riferimento alla forza attiva di Dio. Espressioni che lo identificano sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento sono: respiro, alito, vento, forza vitale … hanno tutti il senso di “quel qualcosa” che, pur essendo invisibile agli occhi umani, produce degli effetti visibili e si disvela ai credenti.
Grandi artisti hanno saputo rendere “vive”, nei colori e nelle forme, le metafore che descrivono lo Spirito santo: le lingue di fuoco, la colomba, il vento impetuoso, i raggi di luce e ci hanno consentito di imprimere un’immagine reale, quasi per poterla toccare col cuore ed accarezzare con gli occhi.
Come mai, dunque, uno dei dogmi principali della cristianità impiegò tanti secoli per essere celebrato? In realtà ogni singola orazione della liturgia, dal suo principio alla sua fine, ha per oggetto la divina Trinità. Il primo e ultimo gesto che compiamo sono proprio quella formula trinitaria che tanto stentiamo a comprendere. Pure le feste istituite per commemorare i misteri della nostra salvezza finiscono sempre ad essa: la memoria della Vergine e dei santi sono mezzi che ci guidano alla glorificazione del Signore unico nell’essenza e triplice nelle persone. Si capisce dunque perché la Chiesa abbia tardato tanto ad istituire una festa speciale in onore della Santissima Trinità. Mancava del tutto la ragione ordinaria che motiva l’istituzione delle feste. Una festa liturgica è la fissazione di un fatto che è avvenuto nel tempo e di cui è giusto perpetuare il ricordo e la risonanza: ora, da tutta l’eternità, prima di qualsiasi creazione, Dio vive e regna, Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa istituzione, dunque, non poteva consistere se non nel fissare sul calendario un giorno particolare in cui i cristiani si sarebbero uniti in un modo per così dire più diretto nella solenne glorificazione del mistero dell’Unità e della Trinità.
Anna e Filippo
La Trinità nell’arte
Basilica paleocristiana di S. Felice (Nola), Trinità eucaristica Trinità, Kastoria (Macedonia occidentale, Grecia), XIII secolo Rublev (1360-1430) Trinità 1410 Masaccio (1401-1428) Trinità Rubens (1577-1640) la famiglia Gonzaga adora la Trinità Tintoretto (1518-1594) Trinità Carracci (1557-1602) Trinità Goncharova (1881-1962), Trinità 1910 Rupnik (1954-) Trinità