
Comincerò da me
In questo periodo, le nostre vite stanno assumendo sempre di più le caratteristiche di un rompicapo.
Siamo costantemente messi alla prova da interrogativi e dubbi sull’imminente futuro ed è sempre più difficile sbrogliare la matassa.
Come in un gioco di enigmistica, forse potremmo trovare la soluzione al problema generale esercitando la capacità di osservare più attentamente il particolare, concentrando il nostro sguardo sulle immagini e le lettere che compongono i nostri rebus personali.
Il brano che vi proponiamo oggi si intitola Puzzle, del cantautore siciliano Ivan Segreto.
Racconta la storia di un personaggio solitario e stanco, incapace di prendersi cura anche di una cosa piccola e apparentemente insignificante come una piantina. La richiesta di aiuto “urlata” da questo essere vivente suscita in lui domande sul senso della propria esistenza e il bisogno di sperimentare una pace interiore, necessaria per ripristinare un contatto sano con la realtà.
Quando componiamo un puzzle, dobbiamo innanzitutto concederci il tempo per rigirare tra le dita ogni tessera, analizzandone il colore e la forma per poi collocarla al posto giusto.
Allo stesso modo, il lavoro su noi stessi richiede tempo e pazienza, per imparare a dare un nome e una collocazione alle nostre emozioni, sentimenti ed eventi.
Solo così riusciremo ad avere una chiara visione d’insieme.
Solo così saremo in grado di trasformare la realtà, portando nel mondo esterno i frutti del nostro cambiamento interiore.
È stato ieri o forse l’altro ieri,
Tornavo a casa che il Sole era già in piedi,
La mia piantina lì sul davanzale,
Mi supplicava di darle da bere.
Pensavo tanto, non ne trovavo il senso…
Volevo ridere, adesso che ci penso.
Io lì seduto che me ne stavo mite,
La mia piantina urlava: ho sete!
Uno, due e tre, comincerò da me.
E non sarà di certo facile.
Sto già contando trentadue, ma…
Ci sto lavorando…
Dovuta agli animi irrequieti,
Dovuta come il sonno,
Dovuta al corpo stanco,
Dovuta al cuor.
Dovuta a chi ha dovuto…
senz’altro anche dovuta a chi…
Dovuta e qui si tace…
Dovuta un po’ di pace.
Vivo in un mondo che mi porta lontano,
quello in cui vivo veramente mi è cattivo,
a petto in fuori urlavo io lo cambierò,
urlavo ma ero io per primo che doveo cambiare…
Uno, due e tre, continuerò da me.
No non ho detto che sia facile,
Sto già contando trentadue, ma…
Ci sto lavorando… Ancora un po’.
Dopo un bel poco ancora un poco e dopo un po’…
Un altro po’…