
Una testimonianza radicale
«La coscienza europea oggi non può sfuggire di fronte ai nuovi fondamentalismi e fanatismi». Così introduceva il tema sulle fedi e le violenze Carlo Maria Martini durante gli incontri tenuti a Milano della Cattedra dei non credenti. Il cardinale invitava tutti a una riflessione profonda: «chi crede, per rendersi conto che forse la fede può avere dei germi di violenza; chi ritiene di non credere, per domandarsi se talora non abbia giudicato con intolleranza le opinioni altrui». Questi temi, l’allora vescovo di Milano li trattò nel ’96 del secolo scorso; dopo quattro anni esplose in occidente il fenomeno del fondamentalismo religioso con l’attacco alle torri gemelle. Si può dire che il porporato sia stato un profeta dei nostri giorni. Pensavamo infatti che la violenza, il fondamentalismo religioso e la persecuzione che trova in esso la sua fonte, fosse qualcosa che appartiene all’oriente o alla popolazione africana. Abbiamo sentito parlare di Boko Haram, il gruppo fondamentalista islamico che perseguita i cristiani nigeriani, dei ehrik-e-Taliban Pakistan, i fondamentalisti islamici pakistani che perseguitano i cristiani e per ultimo l’ISIS, il quale, pensavamo fosse un affare tutto orientale. Ultimamente invece stiamo assistendo a un aggressivo attacco nelle nostre città, fin ora ritenute sicure e pacifiche da parte di gruppi fondamentalisti di ispirazione islamica.
Il fatto che ci troviamo difronte a una religione monoteista, non deve spaventarci. Forse se a commettere quegli attacchi fosse stato un gruppo di criminali riuniti sotto l’ideale della monarchia l’avremmo accettato di più, ma il fatto che tutta questa violenza derivi da una religione, finisce di farci perdere la fede anche in Dio.
Nella sala d’attesa di un ufficio c’era un cartello che invitava a “non parlare di politica e religione, perché sono temi che dividono”. La chiave di volta però, si trova proprio nel monoteismo, perché la fede nell’unico Dio dovrebbe portare all’unità piuttosto che alla divisione, alla fraternità piuttosto che all’inimicizia, al confronto piuttosto che allo scontro. È proprio da qui che possiamo discernere se l’evento che ci sta prepotentemente davanti nasce dalla fede nell’Unico Dio oppure da qualcos’altro.
Come cristiani, forse Dio ci sta chiamando ad una testimonianza radicale. Pensare di andare in Chiesa e venire uccisi ce lo immaginavamo pensando ai cristiani dei primi secoli, oggi invece sta accadendo realmente, lo attesta quello che è successo a Nizza nella Chiesa di Notre Dame: una donna è stata uccisa mentre stava pregando, il sacrestano è stato sgozzato e una terza donna è morta a causa delle gravi ferite riportate. Questo non dovrebbe terrorizzarci al punto di ridurre il nostro credo a un’esperienza privata, ma dovrebbe darci quella carica in più per testimoniare al mondo che c’è un altro modo di vivere la fede: amare come ci ha amati Gesù, fino a dare la vita. Forse questo è l’unico modo.