
Un tempo che non passa, ma si compie
Ogni anno, il periodo di Avvento ci invita a riscoprire il senso dell’attesa “operosa”.
Siamo esortati a non subire passivamente gli eventi, come se fossimo spettatori rassegnati di fronte ad una realtà immutabile, ma a diventare protagonisti della nostra storia, presenti e partecipi rispetto a ciò che ci circonda.
Nel suo ultimo libro “La cura dello sguardo”, il poeta paesologo Franco Arminio provoca il lettore proprio in questo senso, scuotendolo dal torpore di una vita che sembra volersi riaddormentare senza aver imparato niente dallo sconvolgimento rappresentato, negli ultimi mesi, dalla pandemia.
Facendosi portavoce dei drammi interiori che tutti noi stiamo vivendo a causa del distanziamento e della perdita di persone care, l’autore allestisce una farmacia poetica ricca di pensieri semplici e profondi, che possono essere assunti giorno per giorno come vere e proprie medicine per l’anima.
Ma solo se trasformate in gesti concreti, queste pillole di bellezza sono in grado di debellare le malattie più brutte, a cominciare dalla diffidenza e dalla paura.
CURIAMOCI. Non adesso, forse, ma prima o poi arriverà una storia in cui capiremo che ognuna delle nostre ossa è impastata col sudore di tutti, viene dal pallido freddo in cui un miracolo ha bucato il nulla ed è cominciato il mistero in corso, la vita di ognuno ora così tremante e bisognosa di soccorso. Non adesso, forse, ma capiremo che non dobbiamo sprecare il tempo che passiamo assieme, il tempo di un sorriso, di una passeggiata. Guardiamoci, parliamoci con bella, commovente serietà. Curiamoci.