Una notte piena di luce

Una notte piena di luce

Dicembre 10, 2020 Off Di Anna & Filippo

È da qualche settimana che nei mass media continua a parlarsi della “messa di mezzanotte” e dell’impossibilità quest’anno di poterla celebrare. Ma è veramente così: quest’anno non potremo celebrare il Natale e cosa significa la “messa di mezzanotte” per la nostra vita di cristiani?

Se apriamo il messale, ossia il libro che il ministro utilizza per la celebrazione della messa, alla solennità del Natale si leggono quattro formulari:

– messa vespertina nella vigilia,

– messa della notte,

– messa dell’aurora,

– messa del giorno.

In tutto l’anno liturgico, solo in questa circostanza troviamo quattro formulari con le parti proprie della celebrazione e le letture distinte, come se si volesse enfatizzare ciascun momento di quel giorno particolare in cui Dio, incarnandosi nel grembo di Maria è divenuto uomo.

Questo giorno inizia al vespro, ossia all’imbrunire del giorno prima della festa, che secondo la tradizione ebraica inaugura già il nuovo giorno. Qui si condensa l’attesa delle quattro settimane di avvento in un grido che all’unisono canta “domani”, «domani vedrete la sua gloria» (antifona di ingresso).

Il giorno prosegue nella notte. Non si menziona la mezzanotte, si parla piuttosto di veglia, esattamente come per la notte di Pasqua. È la messa della veglia, della vigilanza, perché «oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo» (antifona d’ingresso). È la notte della luce, perché Dio  «ha illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo» (colletta). La notte nella Bibbia rappresenta le tenebre ed è  nelle tenebre che splende la grande luce e noi restiamo pronti con la mente e con il cuore ad accogliere questa luce.

È questo dunque il senso della messa della notte di Natale: non si tratta di aspettare il momento in cui Gesù è nato per deporre il bambinello nella nostra rappresentazione del presepe. In verità non sappiamo a che ora è nato Gesù, ancora una volta i Vangeli ci parlano di notte; e quasi certamente Gesù non nacque il 25 dicembre, giorno in cui ricorreva la festa romana del Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del dio Sole Invitto). Il senso cristiano del Natale è dunque quello di aprire le porte del nostro cuore per far entrare Gesù nuovamente, anche quest’anno, perché spazzi via le nostre tenebre, la notte. E quest’anno in particolare la notte ci attanaglia, privati forse dell’affetto dei nostri cari e amici, coi quali ci stringiamo intorno a una conviviale mensa; la notte dell’insicurezza e della paura per quello che ci accade intorno. Dunque, vediamo quest’anno come un’occasione unica, poiché proprio questa notte possa diventare l’opportunità per vivere un Natale diverso, più intenso, per scoprire la Luce che nasce nei nostri cuori e da calore e vita alle nostre esistenze spente.

Così finalmente e veramente dall’aurora  potremo cantare « è nato per noi il Signore» (antifona d’ingresso per la messa dell’aurora) «è nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato» (antifona d’ingresso per la messa del giorno).