Un modello da seguire

Un modello da seguire

Dicembre 11, 2020 Off Di Mirko & Francesca

Uomo dei sogni, custode della sacra famiglia, silenzioso ed operoso, uomo obbediente e creativo, il suo nome è Giuseppe.

Papa Francesco ha voluto regalare alla Chiesa una lettera apostolica, tutta incentrata sulla figura di Giuseppe, il padre di Gesù.  «Lo scopo di questa Lettera Apostolica – scrive il Papa – è quello di accrescere l’amore verso questo grande Santo, per essere spinti a implorare la sua intercessione e per imitare le sue virtù e il suo slancio».

Spesso le nostre attenzioni sono rivolte a Maria, la madre del Signore o al santo preferito. Da una ricerca effettuata da vari giornali, risulta che il santo più amato dagli italiani è Padre Pio, subito seguito da San Francesco. A volte la devozione verso un determinato santo si è spinta fino a idolatrarlo, ma infondo i santi sono uomini come noi che hanno fatto entrare Dio nella loro vita e si sono lasciati condurre da Lui. La famiglia di Nazareth in questo ne è l’emblema; la chiamiamo “santa famiglia” perché ha accolto al loro interno il Santo: Dio in persona.

Dalle varie classifiche, san Giuseppe, non viene mai nominato. Il falegname di Nazareth non attrae molta attenzione, forse perché egli ha avuto una vita comune, non ha fatto nessun miracolo, nessun gesto eclatante. Ed è proprio per questo che il Papa ce lo propone come modello: «tale desiderio – scrive il Papa – è cresciuto durante questi mesi di pandemia, in cui possiamo sperimentare, in mezzo alla crisi che ci sta colpendo, che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show».

Il Pontefice ci propone questo santo anche per altre virtù, delle quali oggi abbiamo molto bisogno. Intanto egli è lo sposo castissimo di Maria. A questa parola: “castità”, noi le diamo il significato di assenza di atti sessuali. Papa Francesco invece ci riporta la sua valenza autentica: Giuseppe è l’uomo rispettoso davanti all’assurdità della notizia della sua sposa; è l’uomo che sa accogliere e custodire la sposa e il figlio a lui affidati senza possederli. Sappiamo che il possesso è il contrario dell’amore, pertanto possiamo affermare che l’amore o è casto o non è amore. Scrive il Papa: «l’amore che vuole possedere, alla fine diventa sempre pericoloso, imprigiona, soffoca, rende infelici. Dio stesso ha amato l’uomo con amore casto, lasciandolo libero anche di sbagliare e di mettersi contro di Lui».

Giuseppe sa ascoltare il suo cuore e sa calare la legge della Torah nel caso specifico. Questo prevede una maturazione morale molto profonda: deciderà di riconoscere la dignità di Maria nonostante la notizia sconcertante della sua gestazione, quando la legge in questi casi, prevedeva la denuncia e la successiva lapidazione della donna. A questo cuore aperto si fa presente il Signore, «illuminando il suo giudizio».

Giuseppe infine è padre a tutti gli effetti perché egli ha saputo condurre Gesù verso l’esperienza della vita, renderlo sicuro di sé e autonomo senza creare vuoti affettivi o insicurezze e forse – come scrive il Papa – quando Gesù parla nella parabola del figlio prodigo di quel Padre pieno di misericordia e di cura verso i suoi figli, sta descrivendo suo padre Giuseppe attraverso il quale il Maestro di Nazareth fa esperienza di Dio.