
Gli auguri di don Vittorio
Miei cari, un altro cammino si è concluso, un altro anno è passato e ci ritroviamo ancora una volta davanti alla Natività simbolo per ogni cristiano della “Vita” che continua, del Signore, che continuando a farsi “carne umana” alimenta i cuori della Sua Speranza e della Sua Carità, in questo tempo, che continua ad essere “tempo di attesa”, perché la nostra vita sia liberata da questa angoscia che in questi ultimi mesi sta caratterizzando le nostre giornate. Come non rivolgere intanto il nostro pensiero, ai malati, a coloro che oltre a vivere il dramma di questa malattia, vivono anche una profonda solitudine per il distacco dai loro cari. Così diceva il papa Paolo VI in una Lettera Pastorale durante la Quaresima: “Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.” Mi sembrano parole di grande attualità, e nel riconoscere il Cristo come il “Gande Paziente” a Lui affidiamo coloro che soffrono.
Scusate se tolgo ancora un po’ di poesia al nostro Natale ma vorrei condividere anche questo pensiero del cardinal Martini: il Natale è un mistero di impoverimento (“Cristo, da ricco che era, si fece povero per noi, per farsi simile a noi, per amore nostro e soprattutto per amore dei più poveri”), guai se scordassimo il “contesto scuro” in cui il Natale ha luogo: “Un viaggio faticoso da Nazaret a Gerusalemme per soddisfare la vanità di un imperatore, le pesanti ripulse ricevute da Giuseppe che cerca un posto dove possa nascere il bambino, il freddo della notte, il disinteresse con cui il mondo accoglie il figlio di Dio che nasce. E su tutto questo grava una pesante cappa di grigiore, di incredulità, di superficialità e di scetticismo, evidenziata nelle gravissime ingiustizie presenti allora nel mondo. Non si può dire che il contesto del primo Natale fosse un contesto di luce e di serenità, ma piuttosto di oscurità, di dolore e anche di disperazione”.
Vi suona famigliare?
Ma poi quelle tenebre sono passate, e il Figlio di Dio ha portato nel mondo e nei cuori dei credenti quella luce che ancora splende nelle notti di tutti i tempi. Ebbene gli auguri che ci scambiamo quest’anno forse possono avere una tonalità diversa. Non sarà, ti faccio tanti auguri perché tutto ti vada bene. Ma può essere: mi auguro che tu ti prenda cura di me, perchè io mi impegno a prendermi cura di te, perché anche così, Dio si prende cura di noi.
Diceva don Tonino Bello un Natale di tanti anni fa: I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
Santo Natale a tutti.
Don Vittorio