
Super Flumina Babylonis
Da tanti anni, durante le celebrazioni eucaristiche del periodo quaresimale, la nostra comunità intona “Lungo i fiumi”, uno dei canti più caratteristici del tempo di conversione che precede la Pasqua.
Il brano riprende il testo del Salmo 137 (136), in cui il popolo di Israele esprime il dolore per la lontananza da Sion, a causa dell’esilio in Babilonia dopo la conquista di Gerusalemme da parte del re Nabucodonosor e la distruzione del Tempio nel 586 a.C..
Oggi vi proponiamo l’ascolto di una versione più antica del canto: il mottetto “Super Flumina Babylonis” composto da Giovanni Pierluigi da Palestrina alla fine del Cinquecento, una delle più alte espressioni della polifonia sacra rinascimentale.
La drammatica forza delle immagini evocate dalla lamentazione trova un corrispettivo nel mesto andamento melodico che caratterizza i cinque episodi in cui è divisa l’opera, corrispondenti ai primi cinque versetti del Salmo. L’elevato livello artistico che il princeps musicae (così veniva chiamato Palestrina) raggiunse in questa composizione risiede proprio nella sua capacità di elaborare il rapporto tra testo e musica attraverso artifici tecnici semplici ma dall’alto potenziale espressivo.
Super flumina Babylonis,
illic sedimus et flevimus,
dum recordaremur tui Sion.
In salicibus in medio ejus,
suspendimus organa nostra.
Sui fiumi di Babilonia,
sedevamo piangendo,
al ricordo di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.