
Dai luoghi della Passione alla Via Crucis
La Via Crucis (letteralmente via della croce) nacque per soddisfare l’esigenza di numerose persone che desideravano meditare la passione di Cristo. I pellegrinaggi dall’Occidente alla Terra Santa iniziarono molto presto, ma oltre alle enormi difficoltà degli spostamenti, che trasformavano questi viaggi in vere e proprie imprese a rischio della vita, la presenza dei Musulmani nei Luoghi Santi rendeva estremamente pericoloso il soggiorno. In effetti, quando le crociate liberarono temporaneamente la Palestina, le visite dei fedeli si fecero più numerose, ma era comunque sempre una minoranza quella che poteva recarsi a Gerusalemme.
Tuttavia, in Occidente la devozione alla Passione restò un atto tipico della devozione dei fedeli. Un valido apporto alla sua diffusione fu dato dalle confraternite, aggregazioni di laici che vivevano in modo molto intenso la fede cristiana, testimoniandola anche con manifestazioni esteriori di penitenza, quali la flagellazione in espiazione dei peccati dell’umanità, responsabile della morte del Salvatore; e, per partecipare almeno spiritualmente alle sue sofferenze, rivivevano la Passione nelle chiese e negli oratori attraverso paraliturgie drammatizzate, recitate prima in latino, dai chierici, poi in volgare, da laici.
Nel XIII secolo san Francesco d’Assisi (1182 – 1226) compose e prego quasi quotidianamente un Officium Passionis Domini, che attraverso salmi e antifone aveva lo scopo immedesimarsi in Cristo, che viveva la propria passione. Frate Francesco aveva composto i suoi cantici unendo insieme versetti estrapolati dai salmi biblici.
Da questa profonda partecipazione alle sofferenze di Cristo derivarono alcune devozioni particolari che si concentravano sulla meditazione di determinati momenti della Passione. Si trovano quindi meditazioni sulla piaga del costato di Gesù, sul suo cuore, sul suo sangue, sul suo volto, sulla spogliazione delle vesti, sugli strumenti della Passione, sul velo della Veronica, sulle soste compiute durante il viaggio verso il Calvario, sulla crocifissione, sull’erezione della croce. Una di questa, che permane tutt’oggi, è la schiovazione di Cristo dalla Croce, cerimonia durante la quale si schiodava dalla croce un crocifisso costruito appositamente con articolazioni snodate e lo si poneva nella bara, in commemorazione della deposizione dalla croce e della sua sepoltura. Essere furono denominate anche calate dalla croce.
La devozione della Passione si espresse anche attraverso i drammi liturgici che si svilupparono a partire dal XI e XII secolo intorno al rito della messa. L’eucarestia veniva rappresentata come una ricostruzione simbolica della vita di Cristo mediante aggiunte drammatiche al testo liturgico. Esse si svolgevano all’interno delle chiese, attorno all’altare o nel coro. Anche la lauda, tipico componimento poetico medievale che veniva persino musicato, oltre a commemorare la Vergine, i santi, la Natività, fa memoria della Passione. Poteva essere considerato come un estensione dell’ufficio divino.
Tra le sacre rappresentazioni si ha memoria di quella che nel XV secolo veniva rappresentata a Roma nel Colosseo la notte del Venerdì Santo: il vasto spazio dell’anfiteatro Flavio permetteva di realizzare un’ambientazione paesaggistica imponente, che comprendeva tra l’altro il Calvario, il Monte degli Ulivi, il Sepolcro, il Paradiso, l’Inferno, il tribunale di Pilato e quello di Erode. Si riprendeva una tradizione nata in Terra Santa, dove i pellegrini facevano delle soste per venerare determinati Luoghi Santi. Stava prendendo forma la Via dolorosa, ovvero il percorso compiuto da Cristo verso la crocifissione. Le prime testimonianze precise sulla Via dolorosa sono del domenicano fiorentino Riccoldo da Monte Croce († 1320).
Fu tuttavia, san Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751) che segnò la diffusione popolare dalla Via Crucis, intesa nel nostro significato moderno, ossia basata sulle 14 stazioni. Egli fu uno dei più ferventi predicatori: sta a testimoniarlo, tra l’altro, il suo elenco autografo di 562 chiese o monasteri in cui egli ha eretto la Via Crucis in tutta Italia. Egli fu frate Minori Riformato e visse nel Ritiro di San Bonaventura al Palatino in Roma e qui stesso, dopo un periodo nel suo paese natio essendo colpito da tubercolosi, vi morì.
Fu proprio la predicazione di questo frate che ci consegnò la processione del popolo cristiano durante il Venerdì Santo, nella sua forma attuale, con le quattordici stazioni disposte nello stesso ordine: la condanna a morte, il carico della croce, le tre cadute lungo la via, l’incontro con un gruppo di pie donne, quello col Cireneo, con Maria e con la Veronica, la spoliazione delle vesti, la Crocifissione, la morte, la deposizione dalla croce, la sepoltura. La pratica devozionale fu sancita ala papa Benedetto XIV che nell’Anno Santo del 1750 iniziò al Colosseo la Via crucis, processione del Venerdì Santo.